L’addebito della separazione: ecco cosa statuisce la Cassazione

È noto a tutti che una delle cause che più spesso portano due coniugi a separarsi sono gli episodi di infedeltà. Nel momento in cui si scopre un tradimento, infatti, il passo successivo è solitamente quello di rivolgersi ad un avvocato per procedere giudizialmente ad una separazione. Se però, nella maggior parte delle ipotesi non si hanno delle prove schiaccianti dell’infedeltà del coniuge, vi sono altri casi in cui invece esistono delle vere e proprie prove documentali che non lasciano spazio all’immaginazione. È, infatti, sempre più comune ad esempio la prassi di ingaggiare un investigatore privato per collezionare quante più prove possibili; gli scopi sono due: il primo è creare una base probatoria per richiedere l’addebito della separazione in giudizio, il secondo motivo è di aspetto prettamente emotivo portato avanti forse dalla rabbia o forse dalla semplice sete di verità.

La Corte di Cassazione, il 7 agosto del 2024, ha chiarito degli importanti aspetti in merito alla possibilità di richiedere l’addebito della separazione, ma ancor più importante ha chiarito in che modo il coniuge accusato di tradimento potrà difendersi in giudizio.  Nel caso di specie, il coniuge al quale il giudice di prime cure aveva addebitato la separazione, aveva ricorso la Corte di Cassazione adducendo che il tradimento fosse avvenuto quando il rapporto matrimoniale era già finito continuando dicendo che  la crisi coniugale fosse precedente all’episodio di infedeltà. La Cassazione non ha però accolto tale richiesta, dichiarandola inammissibile; il motivo è semplice, la Corte ha ritenuto che nessun elemento di segno contrario capace di fornire una spiegazione alternativa ai fatti fosse stato fornito dal ricorrente.  In altre parole, a nulla è servita la labiale dichiarazione resa dal coniuge sull’anteriorità della crisi coniugale rispetto al tradimento, in quanto questa non era accompagnata da nessuna allegazione che potesse darle un peso probatorio.